Lagonegro al bivio: “Il patto di Elisa” per guardare finalmente avanti

Il 25 novembre scorso è successo qualcosa di molto importante a Lagonegro. L’iniziativa dedicata alla famiglia di Elisa Claps ed in particolare alla signora Filomena ha scosso il numeroso pubblico intervenuto al centro sociale. Ma sarebbe estremamente limitante parlare della cronaca della serata. Sono accadute due cose potenti meritevoli di grande attenzione ed approfondimento.

La posizione netta di don Gianluca Bellusci fa tremare i polsi. C’è qualcosa che sta cambiando nella Chiesa in modo sempre più vistoso. Non vi può più essere ‘ragion di stato’ rispetto ad un qualsiasi abuso. Don Gianluca non è un prete qualunque, giornalisticamente parlando potremmo definirlo il ‘numero 2′ della Diocesi di Tursi-Lagonegro. E’ il ‘braccio’ tenace e sicuro di mons. Vincenzo Orofino. Nel ‘600 un nostro conterraneo, il cardinale Brancati di Lauria fu per anni il riferimento della Santa sede  e dei suoi papi regnanti.  Don Gianluca si è esposto chiaramente criticando la diocesi di Potenza a causa del comportamento nel tempo di  alcuni suoi confratelli.

In un’altra circostanza, anche don Luigi Tuzio, parroco oggi a Lauria raccontava del clima sociale pesante che i seminaristi respiravano a Potenza proprio per la vicenda di Elisa. Don Gianluca guardando negli occhi Gildo Claps (non si erano mai incontrati prima) ha auspicato che gli ambienti ecclesiastici potentini potessero chiedere scusa alla famiglia di Elisa. La superficialità per don Gianluca è stata evidente e non è stata solo della Chiesa… “non ci si è dimenticati di spegnere la luce o di chiudere una porta. E’ enorme quello che è accaduto a Potenza. Gli errori sono stati tanti”.  Il pubblico ha apprezzato con un lungo applauso anche quando ha parlato di ‘riparazione’ quasi a voler auspicare che la chiesa di Potenza potrebbe e dovrebbe fare qualcosa. Il suo dire si è fermato qui. Andare oltre sarebbe stato impossibile, ma la breccia nel muro omertoso di questi lunghi anni si è ulteriormente allargata.

Il secondo aspetto, per certi versi scioccante, ha riguardato, nel corso della serata, gli interventi del sindaco Salvatore Falabella e dell’assessora Pina Manzolillo. Gli interventi hanno raggelato il sangue di molti in sala. La voce tremante della professoressa Manzolillo ha scosso tutti.  E’ stato forse un calcio negli stinchi, un’entra a gamba tesa…ma si poteva svolgere un’iniziativa del genere a Lagonegro se venivano sottaciuti  i fatti riferiti? Si sarebbe svolta l’ennesima passerella tra retorica, cipria e tante pajettes. Invece si è toccata la carne viva della comunità. Ciò è un bene. La professoressa Belardi deve essere quindi orgogliosa di quello che ha fatto.

Non sfugge a nessuno che Lagonegro stia vivendo un lungo periodo di complicatissimi rapporti politici, ma tutto questo non può giustificare azioni gravemente lesive della dignità umana.  Purtroppo tra i giocatori in campo non è facile distinguere chi ha iniziato prima, chi ha reagito con maggiore o minore veemenza. C’è solo da dire: mò basta! Il limte è stato superato.

Riavvolgere il nastro su chi ha iniziato prima non porterà da nessuna parte. Le scritte ingiuriose sui social vanno condannate. Ma la cosa ora più importante è che…si fermino. Ognuno ritorni in se stesso. C’è sempre tempo per la pace e la concordia.

A fine serata la professoressa Agnese Belarsi è apparsa sconvolta e stanca; non riusciva a capacitarsi della piega che aveva preso la serata. Una piega storta, per dirla tutta, iniziata nei giorni precedenti. Anche questo non va bene perchè una manifestazione non può diventare un campo di battaglia, non è una disfida tra opposti eserciti. Le manifestazioni devono esser libere, se non piacciono si sceglie di andare altrove ma certamente non si impediscono o si condizionano da entrambi i fronti. Le stesse associazioni devono essere però meno riverenti. Nelle scalette delle serate  non si entra, è il responsabile di un gruppo che decide chi parla prima e chi parla dopo. Schiena dritta su questo…a costo di non farle le cose…o di farle in qualche scantinato.

Eppure, chiaramente, Lagonegro grazie a tanti volontari ha ripreso la scena che merita, tra le tante iniziative legate al 25 novembre, quella svolatasi al centro sociale è stata tra le più partecipate e seguite del territorio. Lagonegro è terra di cultura e di accoglienza (sono stati citati non a caso i famosi convitti).

Si provi dunque tutti insieme a guardare avanti, nelle legittime diversità. Si sigli idealmente un ‘Patto’ nel nome di Elisa. I limiti del rispetto umano devono essere invalicabili.  Quindi, si punti sul confronto…fino allo sfinimento: più Consigli comunali, più inaugurazioni condivise, più conferenze di capigruppo consiliari, più toni educati (ma severi e senza sconti se si ritiene) sui social. Perchè no, con l’aiuto della chiesa locale qualche confronto pubblico in più. Alla fine, probabilmente, ci accorgeremo che le distanze tra le diverse posizioni non sono così infinite.

 

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