Prende il via a Rotonda, centro nel cuore del Parco nazionale del Pollino, una delle tradizioni più attese, la festa in onore di Sant’Antonio da Padova patrono del paese. Un rito antico che sancisce l’unione tra uomo, natura e devozione, probabilmente di origine pagana che gli abitanti del posto, nel tempo, hanno offerto al Santo di Padova dopo le sue innumerevoli intercessioni tra chi popola questo luogo. Una tradizione che si rinnova grazie alla devozione che viene tramandata, accolta ed espressa sin da piccoli. Si è iniziati con l’abbattimento della vecchia “pitu” il primo sabato di maggio, la successiva ricerca della nuova pianta, e quella della rocca nelle due domeniche successive. Lo scorso 31 maggio, giorno di inizio della Tredicina, la Chiesa Madre si è riempita di famiglie e bambini vestiti con il manto del santo, un atto di grande devozione e affidamento. Durante tutta la durata della festa viene donato il tipico “panitteddro” o “paniceddro”, un pane dorato e fragrante leggermente dolce, che rimanda a un miracolo compiuto da Sant’ Antonio. Un pane che fa comunità, che vuole essere un pensiero a chi vive un momento di prova, che è dono e che porta il marchio PAT, identificando così la comunità di Rotonda. Il pomeriggio di domani, 8 giugno presso il santuario di Maria Santissima della Consolazione il parroco benedirà i buoi che saranno protagonisti durante la festa. Nello stesso luogo, la sera intorno alla mezzanotte il gruppo “rocca”, dopo essersi affidato alla compatrona, partirà alla volta di Terranova di Pollino per abbattere la pianta prescelta, un abete che simboleggia la sposa. La mattina di lunedì i gruppi della “pitu” , che quest’anno, dopo tanto tempo, tornano in località “Marolo”, dove un faggio di circa 21 metri, farà la parte dello sposo in questo grande matrimonio. La stessa mattina, altri 33 gruppi detti “porfiche” compiranno il loro sacrificio e nei giorni seguenti porteranno a valle altre piante. Le ” porfiche”, tantissimi gruppi fatti di amici, o intere famiglie, rappresentano gli invitati, un corollario fondamentale perché in questa festa ognuno è importante e necessario. Martedì mattina, in località “Pedarreto” a 1300 metri si procederà con la misurazione dei buoi, che sancirà l’ordine della “trizza” che trainerà la “pitu”. Dietro ci saranno le coppie di buoi più alte e davanti quelle più basse. I giorni in montagna sono fatti di convivialità, musiche e balli. La mattina di mercoledì, invece, sempre in località “Pedarreto” dopo la messa celebrata in piena natura, il corteo formato da “rocca” “pitu” e ” porfiche” si metterà in cammino per fermarsi in serata in località ” Puzzicelli”. Un tragitto brioso, ma non semplice. La mattina del 12 giugno la discesa dei gruppi riprenderà con una pausa per la messa in località “San Lorenzo”, per poi fare una successiva sosta dinnanzi al Santuario in localita’ “Santa Maria”, dove il sindaco ” incoronerà” i caporali e i vice caporali dei gruppi di ” pitu”, “rocca” e ” porfiche”. Le coppie di buoi verranno adornate di ghirlande di fiori colorati. Il corteo continuerà il suo cammino per giungere al tramonto nella gremita piazza Vittorio Emanuele, dove i fedeli solleveranno e gireranno a spalla la “pitu” con sopra il caporale. Uno tra i momenti più suggestivi. Subito dopo il gruppo “rocca” farà ingresso nella Chiesa dedicata al Santo omaggiandolo con inni. La mattina del 13 la “pitu’ verrà innestata con la “rocca” e grazie anche all’aiuto dei gruppi delle “porfiche ” il rito si compirà, quando verranno innalzate accanto alla casa comunale. Nel pomeriggio la messa solenne e la processione. “La comunità tutta è in attesa- commenta il sindaco, Rocco Bruno – perchè si tratta di appuntamento che i cittadini attendono per celebrare la propria identità che si manifesta in un’offerta di fatiche, di gioia e di speranza a un Santo che negli anni e nelle epoche non ha smesso di far sentire la sua presenza”.