Rito Lamboglia: da Moser ai Cugini di campagna

Illustrissimo Rito,

per caso ho visitato, qualche giorno fa,  il tuo profilo Facebook… in quel luogo ‘immortale’ ci sei ancora. Vi è un aggiornamento con una foto che ti ritraeva nella nostra Lauria in una posa a te cara: da corridore! La bici è stata la tua ultima  e sconvolgente passione. A me sembrava pure strano: ma come? Noi estimatori del Napoli di Carmignani, Bruscolotti, Pogliana… Savoldi e di Maradona.. ci ritroviamo ciclisti? Ma possiamo mai filosofeggiare sulla mela che a metà percorso va mangiata perchè genera rinnovata vigoria per le salite? Noi, proprio noi, estimatori senza ‘se’ e senza ‘ma’ delle salsicce?

In verità nelle viuzze del centro storico amavamo appuntare dietro le nostre maglie, con una ‘spingola’  (spilla) da balia, un pezzo di cartone con i numeri scritti a penna 1-2-3. A te piacevano Bitossi e Battaglin, ma insieme eravamo tifosi di Moser. Poi di Visentini (io), tu di Contini. Quei cartoncini dietro le spalle ci facevano sentire importanti e ci motivavano.

Tu eri uno sportivo dotato che forse avrebbe potuto dare soddisfazioni nel campo della corsa se ben allenato. Ricordo un meeting in notturna a Lauria organizzato dal mitologico Domenico Forestiere. Erano forse i 1500 metri. Tu, totalmente ignaro delle strategie sportive, partisti a razzo, nessuno ti aveva detto che forse le gare di resistenza andavano gestite con prudenza, dosando le forze. Arrivasti comunque terzo. Battesti gli ammiratissimi atleti di Lauria Superiore vestiti con divise sfolgoranti. Parafrasando il famoso film su Panetta tu eri “Il ragazzo di Lucania”.

La tua grande passione però  era il cantare. Partecipasti a qualche festival locale e ad una festa dell’Amicizia organizzata dalla Dc lauriota davanti all’edificio scolastico mentre alcune signore friggevano le tradizionali crespelle. Conservo una foto nella quale si vede Stefano Cardillo, storico calzolaio poi imprenditore commerciante di Lauria. Qualche metro più avanti, nel fotogramma, il terzino del Lauria più forte di tutti i tempi: lo sfegatato milanista Antonio Lamboglia (mac), un mix tra Benetti, Gentile, Furino… e Montero.

I tuoi gusti musicali erano particolari, almeno per me: i Teppisti dei sogni, i Cugini di campagna, gli Alunni del sole. Non eri un ‘puista’ come me ma ci ritrovammo insieme ai comuni amici Antonio e Vincenzo a formare un complesso di sole voci: gli Zeta Uno, diventati poi I Geni dell’arte. Eravamo una sorta di Neri per caso de noantri. Facevamo tutto con la voce. Le confezioni di cartone di latte Parmalat  formavano la batteria da te suonata. Ritagliando i cartoni era facile ottenere chitarre, pianole…insomma era un modo semplice per divertirci mentre Alan Sorrenti spadroneggiava con la sua “Tu sei l’unica donna per me”. Quanti ‘concerti’ abbiamo fatto dedicati alle belle ragazze del quartiere!

Eri una persona impressionabile. Ricordo uno scherzo nella sala Brancati quando proiettammo un film su un lupo mannaro. Uscisti scosso: “Ma proprio questo dovevi fare? Meglio Alvaro Vitali! Stanotte come dormo?”.

La malattia. E’ incredibile ma ci siamo trovati vicini di casa anche nel momento del dolore. Alla ‘Nzelicata tu avevi il civico 22 io 19. All’Ospedale San Carlo eravamo in due ali diverse ma vicine. Fummo ricoverati negli stessi giorni.

Tu eri molto fiducioso, eri contento delle continue attenzioni di don Franco Alagia, notavi che i medici  erano molto impegnati per te. Il tuo obiettivo era tornare a lavorare. Ti eri fissato. Ci riuscisti anche se per poco.

Da Lagonegro arrivò la notizia che mai avremmo voluto ascoltare anche se tutto già  appariva segnato.

Franco, una cara persona di Lauria Inferiore, ci aveva donato due immaginette di padre Pio benedette.  Ma nulla ha potuto contro il male.

Tu eri legatissimo a tuo fratello Giuseppe ed in particolare a tua madre Antonia. E’ forse il destino dolce ed amaro di chi non si sposa. Ne ho contezza.

Nell’ultimo periodo uscivi di meno, guardavi molto la tv, ammiravi Raffaella Carrà, volevi goderti la quiete della casa.  Non volevi far più parte dei comitati festa. Qualcosa frullava nella tua mente, eri deluso di qualcosa.  Anche le pizze da Nicola sono diventate rare. Parlavamo molto di Renzi. La politica ci piaceva. Ricordo quando a venti anni  sfottevi che avresti votato per l’Union Valdoten. Tu più disincantato sui partiti, io più salame e mammalucco.  Si diceva di Renzi: ci infervoravamo, Renzi per noi  era (ed è) il numero 1. Eri anche molto legato a Giovanni Paolo II, lo chiamavi zù (zio) Giovanni. Andammo in gita con don Gaetano Giordano a Roma e lo vedemmo da vicino. Ti chiese come ti chiamavi, gli stringesti la mano. Dopo qualche giorno mi confidasti: sono tre giorni che non me la lavo!

Sei stato sepolto nel mio stesso viale (è il segno del destino). Anche lì saremo vicini di casa in un tempo non lontano.

 

Mario Lamboglia

eco.channel.it

 

 

 

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